Come capire il Search Intent
Categoria: strategie-seo
Pubblicato il: 10/07/2025Capire il Search Intent: il punto di partenza per una SEO che funziona davvero
Ti è mai capitato di scrivere un articolo ottimizzato, perfetto dal punto di vista tecnico, ma che non porta risultati? Oppure una scheda prodotto con tanto traffico ma zero vendite? Ecco, nella maggior parte dei casi il problema non è la keyword, ma l’intento di ricerca.
Il search intent (o intento di ricerca) è il motivo per cui una persona digita una query su Google. È la scintilla dietro ogni ricerca: una domanda, un bisogno, una curiosità o un obiettivo concreto. E oggi, Google è diventato incredibilmente bravo a interpretare quel bisogno, spesso meglio dell’utente stesso.
Per questo motivo, capire e soddisfare il search intent è la vera chiave per posizionarsi. Non basta più inserire keyword: bisogna capire cosa vuole davvero l’utente e in che formato se lo aspetta.
Un po’ di storia: da Broder a MUM, l’evoluzione del Search Intent
Il termine “search intent” nasce nel 2002 grazie ad Andrei Broder, allora in Altavista, che per primo ha intuito che dietro ogni ricerca c’è un bisogno preciso. Inizialmente, Broder individuò tre categorie:
- Informational: ricerche per ottenere informazioni o risposte.
- Navigational: ricerche per raggiungere un sito o brand specifico.
- Transactional: ricerche con un obiettivo d’azione, come acquistare o scaricare.
Col tempo, si è aggiunta una quarta: Commercial Investigation, quando l’utente confronta opzioni prima di comprare. Ma il concetto si è evoluto ancora: Google ha introdotto nuove tipologie di intent attraverso le Search Quality Rater Guidelines, classificando le query in:
- Know (ricerche di conoscenza)
- Do (ricerche di azione)
- Website (ricerche di navigazione diretta)
- Visit-in-person (ricerche locali o geolocalizzate)
Questa evoluzione riflette un cambiamento chiaro: gli utenti non cercano solo parole, ma contesto, esperienze e soluzioni.
Il Search Intent secondo Google: come lo interpreta oggi
Dal 2019, con l’introduzione di BERT e poi di MUM, Google ha compiuto un salto enorme nella comprensione del linguaggio naturale. Non si limita più a leggere le parole chiave, ma interpreta il significato, le sfumature, il tono e il contesto.
Questo significa che oggi il motore di ricerca è in grado di capire se l’utente vuole:
- una risposta veloce (Know Simple)
- un approfondimento complesso (Know)
- compiere un’azione (Do)
- cercare un brand (Website)
- trovare un luogo (Visit-in-person)
E se la query è ambigua? Google mostra SERP miste, cioè risultati di tipo diverso per accontentare tutti gli intenti possibili. Prova a cercare “Harvard”: vedrai il sito ufficiale, la mappa, articoli informativi e notizie. Tutti corretti, perché ogni utente può avere un bisogno diverso.
Perché l’intento di ricerca cambia (e perché devi aggiornare i contenuti)
Un aspetto spesso ignorato è che l’intento non è statico. Le Search Quality Guidelines parlano chiaramente di Query Meanings Can Change Over Time. Certe ricerche mutano col contesto, con le tendenze o con l’evoluzione dei prodotti.
Esempio: la query “iPhone” nel 2007 indicava il primo modello. Oggi, chi cerca “iPhone” vuole informazioni sul modello più recente o quello in uscita. Questo principio è noto come QDF (Query Deserves Freshness): alcune ricerche richiedono risposte sempre aggiornate.
In pratica: se i tuoi contenuti non si aggiornano nel tempo, rischi di non rispondere più all’intento dell’utente, anche se in passato erano ben posizionati.
Search Intent e SEO: come capire cosa vuole davvero l’utente
Facile a dirsi, ma come si fa a capire l’intento di una keyword?
La risposta è una sola: analizzando la SERP. Google ti mostra già che tipo di contenuti considera rilevanti. Devi solo imparare a leggerli.
Guarda per ogni query:
- Che tipo di risultati compaiono? (guide, pagine prodotto, comparatori, video)
- Qual è il formato prevalente? (how-to, confronto, recensione, elenco)
- Che tono usano i contenuti in prima pagina? (formale, tecnico, conversazionale)
- Quali entità o topic ricorrono nei titoli e nei meta?
Esempio: per la query “SEO Shopify” troverai tutorial e checklist pratiche, non schede servizi. Questo ti dice che l’intento è informativo. Se vuoi intercettarlo, scrivi una guida, non una pagina commerciale.
Lo stesso principio vale per le query e-commerce: chi cerca “prodotti esauriti” non vuole vedere una pagina vuota, ma sapere se torneranno disponibili o quali alternative può comprare. Ne parlo in dettaglio qui: come gestire i prodotti out of stock lato SEO.
Come creare contenuti allineati al Search Intent
Capire l’intento non basta. Bisogna costruire contenuti che lo soddisfano. Ti lascio un metodo pratico, lo stesso che uso quando lavoro con aziende o freelance SEO.
1. Parti dal bisogno, non dalla keyword
Ogni contenuto deve rispondere a una domanda reale. Prima ancora di scrivere, chiediti: cosa vuole sapere o ottenere chi cerca questa query?
2. Analizza la SERP con occhio strategico
Guarda il tipo di risultati e chiediti: Google cosa considera rilevante per questa query? Se la SERP è piena di guide, scrivi una guida. Se ci sono recensioni, crea una comparativa.
3. Definisci il formato migliore
Non tutti i contenuti vanno bene per tutti gli intenti:
- Informativo → Guida, tutorial, blogpost
- Commerciale → Confronti, recensioni, listicle
- Transazionale → Schede prodotto, landing page
- Navigazionale → Pagine brand, login, homepage
4. Inserisci elementi che migliorano la soddisfazione
Google valuta anche i segnali di engagement (CTR, dwell time, bounce rate). Struttura i tuoi contenuti in modo chiaro: H2 ben formattati, risposte dirette, tabelle o box informativi.
5. Aggiorna i contenuti e controlla l’intento nel tempo
Non basta pubblicare. Verifica periodicamente se l’intento è cambiato. Se Google modifica la SERP, il tuo contenuto va aggiornato di conseguenza.
Lato tecnico: SEO e Search Intent lavorano insieme
Un contenuto perfetto ma difficile da raggiungere è inutile. Ecco perché il search intent deve sempre dialogare con la SEO tecnica.
- Ottimizza il crawl budget: se Google spreca risorse su pagine inutili, rallenta l’indicizzazione di quelle che contano (ne parlo qui).
- Evita i contenuti duplicati: possono confondere Google su quale pagina mostrare (approfondisci qui).
- Proteggi i tuoi testi: l’originalità è un fattore di autorevolezza (vedi i migliori software antiplagio).
Ogni parte del tuo sito deve essere coerente con l’intento dell’utente. Anche la parte tecnica.
Query ambigue e intent multipli: come gestirli
Alcune ricerche non hanno un solo intento. Pensiamo a “SEO Zoom” – può essere una ricerca di brand (Website intent) o informativa (Know intent). In questi casi puoi:
- Creare due contenuti distinti (uno informativo, uno commerciale)
- Unire entrambi gli intenti in un’unica pagina, ma con sezioni separate e ben chiare
L’obiettivo è sempre lo stesso: far capire a Google che hai la risposta giusta per l’utente giusto.
FAQ
Come faccio a capire se una keyword è informativa o transazionale?
Analizza i primi 10 risultati su Google. Se vedi articoli, tutorial e video, è informativa. Se ci sono landing o schede prodotto, è transazionale.
Posso ottimizzare un articolo per più intenti di ricerca?
Sì, ma solo se sono complementari. Ad esempio, puoi combinare informativo e commerciale, ma non transazionale e puramente informativo.
Il search intent è importante anche per la SEO tecnica?
Assolutamente. Influenza struttura, link interni, architettura e crawl budget. Ogni area del sito deve supportare l’intento primario delle tue pagine.
Come cambia l’intento con la ricerca vocale?
Le query vocali sono più conversazionali. Spesso iniziano con “come”, “dove”, “quando”. Per intercettarle, usa titoli con domande e risposte dirette nei primi paragrafi.
In sintesi: scrivi per l’utente, non per l’algoritmo
Il search intent è la bussola della SEO moderna. Non serve a classificare le query, ma a capire le persone. È ciò che ti permette di creare contenuti che si posizionano, ma soprattutto che funzionano nella vita reale.
Quando scrivi, chiediti sempre:
- Cosa vuole davvero l’utente che cerca questa query?
- In che fase del percorso si trova?
- Come posso dargli la risposta migliore?
Se parti da qui, tutto il resto – keyword, link, title, meta tag – diventa una naturale conseguenza.
Vuoi capire se i tuoi contenuti rispondono davvero all’intento giusto? Leggi anche traffico SEO che non converte oppure contattami: vedremo insieme come farli performare davvero.
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